Babylon

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In tutte le sale dal 19 gennaio

di Valerio Brandi

Nel 1926, a Los Angeles, tantissime persone vorrebbero essere invitate alla festa del produttore cinematografico Don Wallach (Jeff Garlin), perché può essere l’occasione migliore per entrare nel mondo della settima arte. È quello che sogna Manny (Diego Calva, noto soprattutto per la serie televisiva Netflix Narcos), disposto a fare qualunque mestiere dietro le quinte, mentre Nellie LaRoy (Margot Robbie) sogna proprio di diventare una stella.
La fortuna arriderà ad entrambi molto presto, anche se il rischio di tornare alle stalle… c’è sempre!
Hollywood non è solo un ambiente difficile, soprattutto quando il cinema comincia a parlare, ma anche molto spietato e pericoloso. Come finirà per loro, e per gli altri attori e comparse di questa storia?

Cinema, ti amo, soprattutto quando eri… puro artigianato!
Questo può essere il riassunto breve di buona parte dei 189’ che hanno caratterizzato Babylon di Damien Chazelle, una frase che ha contraddistinto un altro film un po’ simile e uscito leggermente prima, ossia The Fabelmans di Steven Spielberg.
Ed è appunto la parte più bella, perché ci ricorda quanto era dura negli anni ‘20 ottenere certi risultati con la pellicola: le orchestre dal vivo, gli incidenti sui set, e la possibilità di registrare in esterna solo con la luce giusta, senza poter contare sugli effetti visivi di oggi.
E quando il cinema è diventato sonoro, le cose si sono ancor più complicate: non solo molti attori famosissimi con il muto si sono rivelati invece inadeguati a recitare con la propria voce (e il personaggio di Jack Conrad, interpretato da un Brad Pitt di nuovo strepitoso, è focalizzato soprattutto su questo aspetto), ma bisognava anche registrarli in presa diretta, e con i microfoni di allora non era affatto semplice.

Dinamiche già affrontate in passato con film più o meno recenti: non solo The Fabelmans, ma anche e soprattutto con Cantando sotto la pioggia, The Artist e Downton Abbey II – Una nuova era.
Quindi niente di nuovo sotto i riflettori? Non proprio, perché Chazelle rispetto agli altri è riuscito a raccontarle in maniera meno edulcorata, dato che non ha risparmiato imprecazioni e momenti di rabbia da parte degli addetti ai lavori quando le cose sul set andavano male.
Babylon è dunque un film per niente adatto ai deboli di stomaco e alle famiglie, non solo per le parolacce, ma anche per le tante scene di nudo, sia maschile che femminile, e la presenza di droghe e alcol per raccontare tutte le perversioni e i divertimenti illegali che hanno caratterizzato e che continuano a caratterizzare quest’ambiente.

Una serie di sequenze che hanno reso Babylon non solo un film vietato ai minori, ma anche molto lungo. Forse era meglio tagliare un po’ di queste scene, anche perché il concetto era stato fin troppo bene espresso nel prologo, senza contare che alcune di loro, come quelle ambientate nei sotterranei della residenza di McKay (Tobey Maguire), sembrano più delle leggende metropolitane che cose realmente esistenti.

Candidato a cinque Golden Globes 2023, Babylon alla fine si è portato a casa soltanto la statuetta di Migliore colonna sonora originale, segno che negli Stati Uniti questo film non è stato molto apprezzato, non solo dalla critica ma anche dal pubblico, nonostante rispetto all’ultimo film di Damien Chazelle, First Man – Il primo uomo, Babylon sia un notevole passo in avanti, oltre ad essere un lungometraggio che in diversi momenti regala più di una risata spontanea allo spettatore, e ci ricorda l’importanza e la bellezza della creatività da gustare su un grande schermo.

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