La forza dell’unità
di Beatrice Crescentini
State sereni: la politica non c’entra! Parlare di “forza dell’unità” quando ci riferiamo alle Marche è un modo per celebrare il dualismo che è alla base della bellezza di questa regione: non ci sono metropoli, grandi e anonimi agglomerati urbani che distorcono la percezione delle persone, ma tanti borghi, città e frazioni sparse per il territorio. Forte è il senso d’identità proprio di ciascun luogo, ma allo stesso tempo è difficile trovare delle caratteristiche vere, uniche e inequivocabili, che distinguono gli abitanti di un posto rispetto a un altro. Quasi come se tutte le città e i borghi, grandi o piccoli che siano, sono in realtà dei “quartieri” di un’unica grande metropoli, chiamata Marche.
Bando alle ciance, adesso e lasciamo spazio alla nostra esplorazione di cinque località uniche, strane e sconosciute delle Marche!
Camerano (AN): la Città Sotterranea
Camerano, in provincia di Ancona, è un piccolo comune che all’apparenza può sembrare simile a tanti altri: di origine molto antica (i reperti più antichi sembrerebbero far risalire il primo insediamento addirittura al II millennio a.C.), arroccato sulla sua collina, con un centro storico di stampo medievale. Insomma, un “ordinario” borgo, per quanto ben curato. Ma c’è di più e per osservarlo si deve entrare nel suo cuore e scendere sotto terra.
Vi domandate il perché? Ebbene, sotto l’attuale piano di calpestio si apre un dedalo di labirinti e sale ipogee tale da essere chiamato con il termine di “città sotterranea”. A quando risalgono? Bella domanda: la data più antica scoperta all’interno dei cunicoli è il 1327, ma, stando alle tecniche costruttive e alle similitudini con altre strutture simili, si potrebbe pensare anche all’epoca preistorica o protostorica. Ma almeno si sa perché furono costruite? Forse si, forse non lo sapremo mai con assoluta certezza…
Gradara (PU): il castello di Paolo e Francesca
“Quali colombe dal disio chiamate / con l’ali alzate e ferme al dolce nido / vegnon per l’aere, dal voler portate; / cotali uscir de la schiera ov’ è Dido, / a noi venendo per l’aere maligno, / sì forte fu l’affettüoso grido.”
Così il Sommo Poeta ci presenta nel Canto V dell’Inferno la storia di due amanti, Paolo Malatesta di Rimini e Francesca da Polenta di Ravenna, i quali, pur essendo cognati, leggendo della storia di Lancillotto e Ginevra si innamorarono e, come fa dire alla stessa Francesca:
“Quando leggemmo il disïato riso / esser basciato da cotanto amante, / questi, che mai da me non fia diviso, / la bocca mi basciò tutto tremante. / Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: / quel giorno più non vi leggemmo avante.”
Ovviamente lasciamo spazio all’immaginazione dei più maliziosi, riguardo a quali furono le altre attività svolte dai due amanti… Ma ciò che ci interessa davvero è che la leggenda vuole che proprio il castello di Gradara abbia fatto da sfondo a questa storia di amore e passione, purtroppo finita in tragedia. Anche se non fosse vero, sicuramente passeggiare per le sale del castello recitando i versi eterni di Dante è sicuramente un’esperienza da fare.
Montemonaco (AP): la grotta della Sibilla
La figura della sibilla ha accompagnato da sempre i grandi avvenimenti del bacino del Mediterraneo, acquisendo un’importanza pari ai grandi oracoli dell’antichità, come poteva essere quello della Pizia di Delfi. Ma chi erano queste sibille? Erano donne vergini, almeno stando alla tradizione, che vaticinavano in trance secondo l’ispirazione divina. Nel I secolo a.C. lo scrittore latino Varrone ne identifica dieci, ma il loro numero reale è a oggi sconosciuto.
Per quanto riguarda l’Italia, sicuramente famosa era la sibilla che risiedeva a Cuma e per questo definita Cumana. Ma non tutti sanno che in epoca medievale iniziarono a circolare storie e leggende riguardanti un’altra sibilla italica, che avrebbe dimorato in territorio piceno: la Sibilla Appenninica. Nel territorio di Montemonaco, più precisamente sul monte Sibilla, si apre una grotta nota per essere un passaggio tra questo mondo e il regno ultraterreno della Sibilla da cui, si narra, non sia più possibile tornare indietro dopo un anno di permanenza.
Purtroppo la grotta, pur essendo nota e parzialmente esplorata, attualmente non è visitabile a causa di numerose frane che ne hanno bloccato l’accesso. Chissà quali meraviglie nasconde…
Treia (MC): il Santuario del SS Crocifisso
Nel luogo in cui oggi esiste il Santuario di Treia esisteva un tempo una chiesa ricchissima, talmente adorna di ori, gioielli e tributi dei ricchi, che i religiosi non sapevano più come stiparli. Un giorno nefasto la città fu colpita da un violento terremoto, che non risparmiò neanche il luogo sacro. Si aprì una profonda voragine nel terreno e tutte quelle ricchezze furono reclamate dalla terra, senza mai più essere ritrovate. Volete provare voi?
Sasso Simone (PU): la Città del Sole
Può un sogno visionario trasformarsi in un vero e proprio incubo? Sì, se contro la sua realizzazione si mette anche un evento straordinario come “La piccola glaciazione”, un brusco abbassamento delle temperature in Europa e nel mondo tra il XIV e il XIX secolo.
Ma di quale sogno stiamo parlando? Cosimo I de’ Medici volle costruire una città perfetta, una fortezza, sulla spianata di Sasso Simone, a gloria di Dio e del casato fiorentino. Ben presto le cose non andarono come sarebbero dovute e l’impresa divenne più uno spreco di soldi, materiali e vite umane che non un successo: tra condizioni di vita disagiate, un clima inclemente e la posizione non facile da mantenere, la popolazione che si era trasferita nella Città del Sole abbandonò totalmente il borgo appena dieci anni dopo il completamento della sua costruzione.
Oggi rimane solo una ripida strada che conduce alla spianata e un sogno incredibilmente bello e coinvolgente, ma ridotto in frantumi.
Arrivederci alla prossima puntata!
Lascia un commento