Il Trentino Alto-Adige da visitare

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A spasso nella terra delle Dolomiti

di Beatrice Crescentini

Questo mese ci infiliamo nella nostra passeggiata virtuale in giro per l’Italia in un’altra regione in cui la natura ha dato il meglio di sé: il Trentino Alto-Adige. Le alte montagne e le strette valli, gli ampi e rigogliosi altopiani di questa terra non solo affascinano il visitatore per il loro valore naturalistico, ma stupiscono anche per il loro valore storico. Da nonno Oetzi (anche conosciuto come la mummia del Similaun) all’importanza strategica di Tridentum, l’odierna Trento, e degli innumerevoli passi alpini per l’accesso alla fertile Pianura Padana, dal Concilio di Trento (1545-1563) ai tremendi scontri della Guerra Bianca, il Trentino Alto-Adige è sì una terra di confine, ma dal valore storico per l’Italia e l’Europa davvero inestimabile.

Ready to go? Let’s andiamo!

Campo Tures, Bolzano: il Castello di Tures

Può esserci un castello arroccato su un’alta montagna, senza che ci siano storie di fantasmi e amori passionali e assassinii crudeli? Ovviamente no, e infatti il bellissimo Castello di Tures (anche noto come Castel Taufers) non fa eccezione. Si narra, infatti, che un tempo visse una giovane contessina, tale Margarethe Von Taufers, che si invaghì del capitano delle guardie del castello, tanto da decidere di sposarlo. Ovviamente la nobile famiglia di lei non era d’accordo allo sposalizio, tanto più che la figlia era promessa a un altro uomo. I rancori si protrassero al punto che venne ingaggiato un sicario per uccidere il temerario capitano, forse addirittura sull’altare. Straziata dal dolore, la giovane innamorata visse, o sopravvisse, ancora per sette anni finché si uccise gettandosi dalla finestra.

Il meraviglioso e pittoresco castello, attualmente sotto la tutela del Südtiroler Burgeninstitut, è stato in molte occasioni anche set cinematografico. Sapete che proprio il grande Alberto Sordi, in occasione delle riprese del film “La più bella serata della mia vita” (1972), riferì di aver sentito dei gemiti e lamenti provenire dalla stanza che un tempo era occupata dalla triste contessina?

Renon, Bolzano: le Piramidi di Terra

Una leggenda nata nei territori della località di Collepietra (comune di Cornedo all’Isarco, Bolzano) narra di un contadino che, volendo appropriarsi indebitamente del terreno che coltivava, giurò e spergiurò davanti al tribunale, che il prato fosse suo. Non essendoci prove né a favore, né contro la tesi del bracciante, la giuria gli assegnò la terra. Vuoi per una vendetta della natura, o per il classico detto “chi la fa, l’aspetti”, quella notte si abbatté su Collepietra una tempesta come non se ne erano mai viste, con tuoni, lampi, fulmini e saette tali da far tremare le case. Il giorno seguente, una volta che la tempesta si fu finalmente placata, il contadino si recò al suo terreno ma… era sparito! Al suo posto rimasero solo profondi dirupi intervallate da picchi e cumuli di detriti. Le piramidi di terra.

Ora, questa leggenda nasce nella località di Collepietra, ma tutto l’Alto Adige è costellato di queste strabilianti formazioni di terra, di cui gli esemplari dell’altopiano del Renon sono tra le più spettacolari. Ma cosa sono esattamente le piramidi di terra? Si tratta di formazioni tipiche dei terreni che sono posizionati al riparo dal vento friabili, come quelli di origine glaciale, in cui a componenti più fini si alternano ghiaia e grossi massi. L’erosione crea via via dei solchi sempre più profondi ma, dove l’acqua trova le pietre più grandi, il fenomeno viene temporaneamente bloccato. Almeno finché il masso fa per bene il suo lavoro di protettore della terra che ha sotto di lui.

Curon Venosta, Bolzano: lago di Resia

Ci fu un tempo, in realtà neanche troppo lontano, in cui le campane della chiesa di Curon chiamavano a raccolta gli abitanti del paese. Ci fu un tempo in cui nei pressi del passo della Resia esistevano tre laghi di origine glaciale e non due. Ci fu un tempo in cui la diga non esisteva e il fondale del lago di Resia erano campi di frutta.

Nel 1950 il termine dei lavori di costruzione della diga per la produzione di energia idroelettrica (di cui i primi studi risalgono addirittura al 1910) modificò per sempre il paesaggio del luogo, unendo il primo originario lago di Resia e il lago di Curon, anche conosciuto come “il lago di Mezzo”, sommergendo l’antico abitato di Curon Venosta, che venne ricostruito contestualmente più in alto. È facile immaginare come possano aver preso la questione gli abitanti del posto, ma oggi, col senno di poi ci hanno lasciato una vera chicca: l’antico campanile della chiesa, costruito verso la metà del XIV secolo, che emerge come un solitario baluardo dalle cristalline acque del lago.

C’è chi dice che prestando particolare attenzione, in alcune sere d’inverno, sia ancora possibile udire il rintocco delle campane provenire dalla struttura parzialmente sommersa. Peccato che siano state in realtà rimosse prima dell’inondazione…

Santa Gertrude, Bolzano: il Grosso, l’Alto e il Vuoto

I piccoli paesini di montagna, per quanto siano immersi in un ambiente spesso spettacolare, sono in realtà meta quasi esclusivamente di figli e nipoti che tornano a casa o di veri e propri appassionati della vita montana (difficilmente mondana!) e quasi mai balzano agli onori della cronaca. Questo non accade per Santa Gertrude in Val d’Ultimo.

Questo minuscolo abitato a circa 1500 m s.l.m. è detentore di un primato europeo, grazie proprio al Grosso, all’Alto e al Vuoto, ovvero i tre larici che si stima siano i più antichi d’Europa con i loro circa 2000 anni di età! 2000 anni, loro già c’erano quando Ottaviano portò a compimento la trasformazione di Roma da repubblica a impero, o quando Colombo scoprì l’America, o quando la Benz & Cie. mise in produzione la prima vettura col motore a scoppio.

Ma adesso passiamo alle dimensioni: il Grosso ha un’altezza 34,5 m per una circonferenza di 8,34 m; l’Alto si erge per 36,5 m con una circonferenza di 7 m; mentre il Vuoto, anche se il suo tronco originario è stato abbattuto tempo addietro a 6 m da terra, ha nuovamente raggiunto grazie a un ramo laterale ancora pullulante di vita, la considerevole altezza di 22,5 m.

Anche se un recente studio sembrerebbe spostare considerevolmente in avanti la nascita di questi meravigliosi esemplari, per cui non dovrebbero avere più di 800 anni (comunque un’età niente male!), i larici della Val d’Ultimo sono pronti a stupire ancora e sempre, fosse anche solo per la loro caparbia voglia di vivere. Tanto di cappello!

Sluderno, Bolzano: la collina del Ganglegg

Vi siete mai chiesti come si viveva un tempo in montagna, senza riscaldamento, senza supermercati e senza tessuti high-tech a proteggerci dal freddo? Ebbene basta fare un giro sulla collina del Ganglegg per rendersene conto: la collina di origine morenica ci ha infatti restituito i resti di un importante abitato, nonché luogo di culto, attivo dall’età del Rame fino alla tarda età del Ferro. Le ultime tracce degli abitanti del Ganglegg risalgono alla tarda antichità (circa III secolo d.C.), alla tumultuosa epoca delle invasioni barbariche.

Altre rovine? Altri muri a pezzi? Non solo! Il Ganglegg è tra i pochissimi esemplari di insediamenti, sicuramente il primo ad essere stato scoperto, così antichi dell’arco alpino e così ben conservati, e le ricerche condotte hanno permesso non solo di capire come vivessero i suoi abitanti, ma anche cosa mangiassero, in cosa credessero e quale fosse l’ambiente circostante.

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