La Lombardia da gustare

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Un giro gastronomico dal sapore turistico, alla scoperta delle tradizioni lombarde a Natale

di Beatrice Crescentini

Ora, sia che affrontiate il periodo di Natale in stile Grinch o che siate la personificazione vivente dello spirito di Santa Claus, è innegabile che il mese di dicembre sia, tra tutti i mesi dell’anno, il più temuto: sta per iniziare un nuovo anno (per quanto riguarda il 2020, lasciatecelo dire, meno male!); gli sforzi della dieta stanno per essere messi a dura prova dai pasti delle festività; per chi è religioso, il Natale è un momento estremamente importante dell’anno liturgico, trattandosi nientepopodimeno che della nascita di Gesù; in più i regali… basteranno? Si offenderanno? E se per paura di fare troppo, faccio troppo poco? Come faccio a consegnarli al destinatario? Insomma, un gran casino…!

C’è una costante, però, che mette d’accordo sia il Grinch che Babbo Natale: il cibo. Ecco allora svelato il tema conduttore per il nostro giro a spasso per l’Italia: questo mese racconteremo della Lombardia attraverso le sue tradizioni culinarie di Natale. Stavolta non ci sono fantasmi, leggende, misteri, borghi diroccati o ponti indemoniati.

Preparate coltello e forchetta e partiamo!

Milano, il “Panettone”

veduta di Milano

Sicuramente tutti conoscono Milano, magari perché ci sono stati in passato, ci vivono adesso o forse solo perché l’hanno sentita nominare come Capitale della Moda. Sicuramente tutti hanno assaggiato a Natale il Panettone, con uvetta o senza uvetta, con i canditi o senza i canditi, con la crema o semplice. Forse in pochi sanno che il panettone nasce proprio a Milano, da un povero garzone, che visse ai tempi di Ludovico il Moro.

Panettone

Stando alla leggenda, il nome di questo sguattero era Toni e prestava servizio alla corte di Ludovico il Moro (siamo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo). Proprio durante le festività natalizie, per coprire l’errore del cuoco che aveva bruciato il dolce, propose di servirne uno di sua invenzione: un pane lievitato di frumento, con l’aggiunta di burro, uvetta e frutta candita. Il risultato di questo esperimento? Guai a dire “Natale” senza il “Pan del Toni”!

Monza, il “Pan Tramvai”

Tramvai

A pochi chilometri da Milano, la piccola cittadina di Monza (sì, esatto: proprio quella della monaca di manzoniana memoria o della squadra di calcio dell’ex patron del Milan, Silvio Berlusconi), ha visto nascere dai primi del XX secolo una tradizione natalizia tutta sua: con il resto del biglietto del tram che conduceva a Milano, era possibile acquistare un dolce a metà tra un pane e il panettone, il Pan Tramvai. Si tratta di una preparazione lievitata (come il pane) molto ricco di uvetta (come il panettone), ma senza canditi…

Cremona, il Torrone

veduta di Cremona

La storia del torrone affonda le radici… a dir la verità non si sa bene quando nasce il torrone: già i Romani sembrerebbe che gustassero un dolce simile, tanto che alcuni farebbero derivare proprio dal verbo latino torrēre (tostare, abbrustolire) il nome attuale del torrone. È noto che nella zona di Benevento la tradizione di questa preparazione risale addirittura al periodo sannita. Allora cosa c’entra Cremona?

Andiamo avanti tutta nel corso dei secoli e fermiamoci nella città lombarda nell’anno del Signore 1441. È l’anno delle nozze tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, duchi di Milano, e l’anno in cui a Cremona si forgiò il torrone a forma di Torrazzo, la torre campanaria tipica della città. Oltre che tra le più alte d’Europa con i suoi quasi 113 m.

Mantova, l’Anello del Monaco

Secondo voi il nome di questo dolce fa riferimento alla città tedesca di Monaco o a un monaco, inventore della ricetta? Bella domanda! Diciamo che se vogliamo dare per buona la prima interpretazione, allora l’Anello del Monaco affonda le sue radici nella mescolanza con il popolo svizzero avvenuta a partire dal XVIII secolo, tanto che sembra sia di tale Adolf Putcher, pasticcere, l’idea di fare un pane simile al tedesco kughelupf, aggiungendo all’impasto l’uvetta e una glassatura di zucchero la cui ricetta è ancora oggi investita del titolo di P.A.T. (Prodotto Agroalimentare Tradizionale).

Volendo dare per buono il significato di “del monaco” come “del religioso” dovremo far risalire la nascita dell’Anello del Monaco alla vicina Abbazia di San Benedetto in Polirone, in cui fu proprio un monaco lì residente a inventarsi la ricetta di questo morbido dolce glassato.

Brescia, il Bossolà

veduta di Brescia

Dall’aspetto simile all’Anello del Monaco, il Bossolà bresciano è un ciambellone tipicamente natalizio (anche se in realtà viene gustato già dal mese di novembre fino a tutto il periodo delle festività). Per quanto la sua ricetta sia ben nota, la sua origine lo è un po’ meno: per alcuni questo dolce è di origine veneziana; per altri, però, il Bossolà è una tradizione ancora più antica, da far risalire addirittura al periodo celtico.

Il bés ‘mbesolàt, da cui deriverebbe il nome Bossolà (o Besolà),  è una figura tipica del folklore di Brescia, assimilabile al grande e temuto basilisco che si aggirava nella zona del Sercol, un antico cerchio di pietre nelle campagne cittadine. Vi state chiedendo cosa c’entra un serpente mitologico con il dolce natalizio consumato ancora oggi? Ebbene, la tipica forma a ciambellone, richiama quella di un serpente attorcigliato, simbolo di buona fortuna.

È vero che ancora è praticamente impossibile viaggiare, però almeno esiste Internet che ci permette di accorciare le distanze e ci consente di sentirci un po’ meno soli e un po’ più uniti. Speriamo di essere riusciti a deliziarvi il palato e a stuzzicarvi la curiosità in questo giro gastronomico “virtuale” della Lombardia.


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