MUSICA DEI CARAIBI . . .

VI SIETE MAI DOMANDATI PERCHÈ TUTTI I “TORMENTONI” ESTIVI HANNO RITMI LATINI?


Ivan De Vita e Milena Pirfo


Quando si pensa ai Caraibi, le immagini che si focalizzano nella mente di ognuno di noi sono acque cristalline, sabbia finissima, spiagge bianche, una nuance di colori da togliere il fiato, tutte queste bellezze che si possono trovare in questo angolo di paradiso chiamato Caraibi.
Secondo una recente indagine, pare che tra le mete preferite degli italiani, ci siano proprio i Caraibi.
Di riflesso, acqua cristallina, sabbia fine e bianca, porta ad un immaginario tipicamente estivo.
Estate, la stagione del sole, del caldo, del mare, dove le abitudini di tutti noi cambiano drasticamente. Le spiagge, i locali si trasformano in luoghi di raduno, in luoghi di festa, lì dove un aperitivo in costume fa da cornice ad una tipica serata d’estate.
Quando si dice Caraibi, la foto che si crea nella nostra mente è composta da calori caldi, accesi, da natura e musica che ci lascia quel senso di libertà che altrimenti non si avvertirebbe.
Ma chi la fa da padrona è sicuramente la musica.
Musica è il linguaggio dell’anima, quello che esprime parole che non possono essere dette. La musica scaturisce in noi stati d’animo differenti: gioia, erotismo, rilassamento, tristezza, paura, noia ed energia.
La ricerca dimostra come la musica possa essere utilizzata come regolatore emozionale, cioè sia per cambiare il nostro stato d’umore e sia per il piacere di ascoltare musica che rispecchi il nostro stato d’animo.
Quando parliamo degli aspetti della prosodia (quantità sillabica e in generale del ritmo poetico) riferiti ad altezza della voce, velocità, componenti timbriche vocali, esse ci fanno intuire molti aspetti di una persona.
Ad esempio chi è felice parla con voce più alta e con un ritmo più serrato, rispetto a chi è triste, che tende a parlare con voce più dimessa e con ritmo più lento. Nella musica si utilizzano le stesse regole di espressione delle emozioni. L’espressione di felicità in musica è data infatti dall’utilizzo di velocità più alte, suoni più alti, tonalità maggiori e timbriche dolci (come l’utilizzo del flauto), rispecchiando le stesse leggi che veicolano la felicità nel parlato. E’ molto interessante notare come la maggior parte della musica ascoltata, sia musica in cui è presente la voce.

Possiamo ad oggi notare come i “tormentoni latini” siano per definizione la colonna sonora di spensierate vacanze estive e balli di gruppo…
Da alcuni anni esiste la tendenza ben visibile e molto raccontata del pop contemporaneo a ricercare atmosfere e sonorità “caraibiche”, in quelle canzoni pensate per diventare grandi hit estive, singoli confezionati appositamente per dominare le classifiche e macinare milioni e milioni di riproduzioni. Le canzoni in questione possono essere diversissime tra loro, per lingua, strumenti musicali, raffinatezza, originalità: ma sono tutte accomunate dallo stesso ritmo. Si chiama “tresillo”: è una derivazione della clave, un “pattern ritmico” – cioè una singola unità del ritmo – tipico della musica afrocubana. Ed è diffuso nella musica occidentale, più o meno da duecento anni.
Non è quindi una rivelazione o una novità, ma è anzi una caratteristica arcinota tra gli addetti ai lavori della musica, anche se, fuori dalla nicchia, se ne è parlato soprattutto negli ultimi mesi.
Negli ultimi anni le canzoni che si richiamano a generi come il reggaeton e la dancehall, originari di Porto Rico e della Giamaica, sono diventate molto popolari anche al di fuori della comunità latina, un po’ perché sono notoriamente generi da ballare, un po’ perché particolarmente adatte ai cosiddetti “tormentoni” ed in particolare a quelli estivi.
Possiamo ascoltare, anche in Italia, quante canzoni cantate da artisti italiani, portati al successo proprio nel periodo estivo, abbiano all’interno del brano il tipico ritmo “caraibico”.
Estate è sinonimo di spensieratezza, divertimento, e quindi, come dicevamo prima, ecco spiegate le note latineggianti che ascoltiamo in questo periodo…


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